GIAPATOI

La Rustisciana

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Ci son cose che seguono ancora  l’andare delle stagioni.
Quando l’umido avanza e l’acero sul terrazzo è al suo trionfo
a me sale la voglia di piatti di pianura.
 
Quei piatti grevi e grigi  che però tengono caldo come un cappotto.
 
 “La Rustisciana”.
 
E’ una ricetta contadina che si usava cucinare alla fine dei raccolti,in autunno quello dell’uva, per ringraziare gli amici che avevano aiutato.
Un antico narratore delle cose cittadine scrisse che “ha il carattre di un piatto da consumarsi in roccolo di amici  ben affiati e molto affezionati . All’infuori di questa atmosfera , la Rustisciana, perde il senso  se non anche il sapore."  
  
Diramati gli inviti ho affrontato l’impresa.
 
L’impatto è  rude , la montagna di grosse cipolle bionde da ridurre a pezzetti pare inviolabile e solo dopo tre quarti d’ora intravedi la vetta : 45 minuti di lacrime.
 
Poi , con gesto liberatorio  getti la ragione del tuo pianto in una casseruola dove attende irrequieto un enorme pezzo di burro ed un filo d’olio ( si vabbè, mica sono celtico io) .
Sale, vino bianco, fuoco basso ma sincero e un bel coperchio.

Ti dimentichi tutto  e vai a fare altro, tornando di tanto in tanto a guardare di sottecchi il magma che sobbolle per aggiungerci all’occorrenza un poco d’acqua e ,solo se pare, un paio di pomodori a tocchetti.
 
Dopo un ora abbondante la cipolla dovrebbe aver ceduto ogni  ritrosia ed essesrsi trasformata in una morbida crema dove ogni pezzetto pare  ormai solo il segno di un quadro tolto dalla parete: ricordo senza sostanza.
 
Mentre rifletti filosofeggiando sulla gloriosa resa di quell’anima ribelle  che ti aveva copiosamente fatto piangere solo qualche momento prima ,adagi le fettine di lonza di maiale nella pentola e le fai sprofondare una ad una.
 
I pezzetti di luganiga ed i piccoli salsicciotti bianchi di Norimberga fanno la stessa fine  mentre ancora stavano finendo le presentazioni.
 
Dopo un’altra mezzora gli invitati sono a tavola, la prima bottiglia di Barbera è stata giubilata tra i saluti e la Rustisciana arriva  insieme alla polenta,sua promessa sposa.
 
A seguire una piccola fetta di gorgonzola.  
 
Il piatto vorrebbe una digestione “lento pede”, vale a dire camminando senza troppa premura di fermarsi, ma fuori piove e si provvede con un Rum  che corteggia lo stomaco  ma lascia i piedi asciutti.
 
(Ho seguito le indicazioni lasciate da Carlo Azimonti, socialista , giornalista e sindaco della mia città dal 1914 al 1923 ed i suggerimenti della nonna dello Zar, pozzo di scienza culinaria e custode di misteriosi libretti di ricette tramandati da nonna in nonna)  

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19 pensieri su “La Rustisciana

  1. "…un piatto da consumarsi in roccolo di amici  ben affiatati e molto affezionati…"

    Non mi pare che tu mi abbia invitata.
    Sgrunt!

  2. mi scende una lacrima di commozione…

  3. xan, tu da sola fai un roccolo !

    ( non riesco a valutare appieno la portata della mia stessa affermazione)

  4. alla prossima polenta incipollo anch'io lonza e salsicce
    grazie

  5. Ecco. certo. Così non sono neanche le dieci e c'ho una fame siderale di polenta e roba-fatta-con-la-cipolla-e-il-porcello.

    Sarà l'età che mi sballa tutti i bioritmi, va'.

    Rita

  6. Oh, guarda che alla Xa avanza della Crema Catalana.
    Magari, per chiudere in leggerezza…

    🙂

  7. Oddìo, la Crema Catalahahah!!!
    😀

    (Sicuramente meglio del brodo di vacca. O no?)

  8. Sono sorpreso che non lo abbia fatto prima la Xan (che forse era distratta dal mancato invito), ma sento il bisogno di intrattenerti su un tema fondamentalissimo: conosci la Genovese (qui se ne riporta in maniera abbastanza corretta)? Che le due ricette mi paiono avere esiti differenti ma ispirazione comune, il che dimostra una volta di più che i secessionisti non capiscono un cazzo.
    Devo dire che anche io avrei forse trovato il sistema di rosolare la carne per dare un po' di quel sapore all'intingolo, magari passandone velocemente un po' in una padellona e staccando il fondo con una lacrima di vino prima di unire tutto alla cipolla… ma io adoro il rosolato, forse non faccio testo!

  9. Sul rosolato ( ANCHE sul rosolato) siamo d'accordo.
    Per questa volta non ho quasi fatto deviazioni dalla tradizione bustocca  ma la prossima rosoloa se rosolo!
    La mia metà napoletana naturalmente conosceva la ricetta. Quello che mi sorprende sono le origini genovesi del piatto.
    Dicono infatti che gli abitanti originari di qui siano una popolazione ligure, differente da quella dalle città ed i paesi vicini.
    Il cerchio si chiude?
    La Xan si è strafogata di Crema Catalana?
    Mah!

  10. Uhm, il piatto pare che si chiami "genovese" non già per le origini ma perché inventato dal signor Genovese, chef de cuisine di vattelappesca che albergo partenopeo dei bei tempi andati. Manda un po' in vacca il bel volo pindarico panitalico che ci stavamo facendo, ma diciamo: il volo pindarico ha il suo bel perché lo stesso.
    Ma quindi la Zarina è parte nopea e parte napoletana? Come Pigrazia? Cioè, stiamo aggiungendo un'altra pietruzza al monte del "separati alla nascita"?

  11. O non ho capito una mazza e sei TU che sei metà partenopeo?

  12. Ah, e poi ho avuto l'idea FINALE sulla rosolatura. Partendo dal presupposto che forse il passaggio si salta per non sigillare la superficie della carne e lasciare che i sapori ne vengano estratti durante la sobollitura nelle cipolle, rosolare da una parte sola! Oh, come sono contento…

  13. la pietanza sarà una poesia, ma la ricetta così come l'hai raccontata tu è una raffinatissima elegia.
    muoio dalla voglia di provarla, ma tremo all'idea di come mi potrebbe venire.

  14. Oddioddioddio, la genovese!!!
    E' da una vita che non la mangio!!!
    E' mezzanotte, ho finito da poco di mangiare e m'è ritornata fame.
    Giap e Boston, sentitevi in colpa!

  15. Boston la seconda: sono io che sono italonapoletano!

  16. Giap… posso prendere in prestito la foto dell'acero?
    Mi piace troppo!

  17. Decisamente da provare.
    Quando ho letto il post ho pensato anche io alla genovese, mi è parsa la sua versione rustica, appunto.

  18. Stai ancora digerendo la rustisciana?

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