GIAPATOI

Archivi per il mese di “ottobre, 2010”

La Rustisciana

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Ci son cose che seguono ancora  l’andare delle stagioni.
Quando l’umido avanza e l’acero sul terrazzo è al suo trionfo
a me sale la voglia di piatti di pianura.
 
Quei piatti grevi e grigi  che però tengono caldo come un cappotto.
 
 “La Rustisciana”.
 
E’ una ricetta contadina che si usava cucinare alla fine dei raccolti,in autunno quello dell’uva, per ringraziare gli amici che avevano aiutato.
Un antico narratore delle cose cittadine scrisse che “ha il carattre di un piatto da consumarsi in roccolo di amici  ben affiati e molto affezionati . All’infuori di questa atmosfera , la Rustisciana, perde il senso  se non anche il sapore."  
  
Diramati gli inviti ho affrontato l’impresa.
 
L’impatto è  rude , la montagna di grosse cipolle bionde da ridurre a pezzetti pare inviolabile e solo dopo tre quarti d’ora intravedi la vetta : 45 minuti di lacrime.
 
Poi , con gesto liberatorio  getti la ragione del tuo pianto in una casseruola dove attende irrequieto un enorme pezzo di burro ed un filo d’olio ( si vabbè, mica sono celtico io) .
Sale, vino bianco, fuoco basso ma sincero e un bel coperchio.

Ti dimentichi tutto  e vai a fare altro, tornando di tanto in tanto a guardare di sottecchi il magma che sobbolle per aggiungerci all’occorrenza un poco d’acqua e ,solo se pare, un paio di pomodori a tocchetti.
 
Dopo un ora abbondante la cipolla dovrebbe aver ceduto ogni  ritrosia ed essesrsi trasformata in una morbida crema dove ogni pezzetto pare  ormai solo il segno di un quadro tolto dalla parete: ricordo senza sostanza.
 
Mentre rifletti filosofeggiando sulla gloriosa resa di quell’anima ribelle  che ti aveva copiosamente fatto piangere solo qualche momento prima ,adagi le fettine di lonza di maiale nella pentola e le fai sprofondare una ad una.
 
I pezzetti di luganiga ed i piccoli salsicciotti bianchi di Norimberga fanno la stessa fine  mentre ancora stavano finendo le presentazioni.
 
Dopo un’altra mezzora gli invitati sono a tavola, la prima bottiglia di Barbera è stata giubilata tra i saluti e la Rustisciana arriva  insieme alla polenta,sua promessa sposa.
 
A seguire una piccola fetta di gorgonzola.  
 
Il piatto vorrebbe una digestione “lento pede”, vale a dire camminando senza troppa premura di fermarsi, ma fuori piove e si provvede con un Rum  che corteggia lo stomaco  ma lascia i piedi asciutti.
 
(Ho seguito le indicazioni lasciate da Carlo Azimonti, socialista , giornalista e sindaco della mia città dal 1914 al 1923 ed i suggerimenti della nonna dello Zar, pozzo di scienza culinaria e custode di misteriosi libretti di ricette tramandati da nonna in nonna)  

Lo sguardo dei giorni fortunati

Si chiamerebbero “de virtualizzazioni” ma non è cosa.
Non si può usare un termine da quindicenne mangia tastiere nerd per una cosa così delicata come quella di incontrare finalmente una  “amica di penna”.
 
Non so quale sia la definizione più adatta ( Bost, non sei tu l’esperto?),.
Di certo so cosa cambia ogni volta che guardo il blog di una persona che alfine ho incontrato davvero: io vedo gli occhi.
 
Si insomma mentre leggo ora vedo davanti a me lo sguardo della persona che ha scritto e che mi sta raccontando qualcosa di lei.
 
Nulla di poetico  intendiamoci, è proprio una sensazione reale.
Vedo gli occhi selvatici di Winter , quello frenetico di Xan ed il  piglio sardonico di Wayne.
Di Nina e Rita mi appare il perenne cenno d’intesa, le ciglia  sfrontate de LaPap e gli sguardi  sorridenti di Perla e Bibixi.
Un altro paio , non di più : Mela e VeraMatta.
 
Oggi ne ho aggiunto un altro.
L’ho scoperto brillante come mi aspettavo e le mie aspettative ,  sin dai tempi di Babbo Natale, sono sempre state  grandissime.
 
E’ stato un piacere Katika.
 
( Si si, ho conosciuto anche il leggendario Ali Polpetta, per giunta col sorriso delle giornate fortunate )
 

Al culmine della curva ( E' sempre una questione di tempi !)

 Ax, ma perché Dodo prende più note di te e  dello  Zar?
 
“Perché noi ci facciamo beccare quando la cazzata è in discesa mentre lui è sfigato e lo prendono mentre la cazzata monta:
cazzatina, cazzatina , cazzata , cazzatona , cazzatisssima … 
Ecco! Lui si fa beccare lì ,quando la cazzata è al massimo; noi quando ormai è calante.”
 

Nota a margine

Quello che mi rimaneva addosso ogni volta che lo incontravo era una interminabile invidia.
Era alto, abbronzato di mare, occhi azzurri e sorriso accogliente.

Tanto elegante nei modi e nell’animo che i vestiti che portava avevano paura a stropicciarsi e risultava impeccabile anche quando passava in bicicletta,naturalmente nera e con i freni a bacchetta.
 
La stessa invidia l’ho riprovata ieri, alla sua messa funebre.
Niente di eccessivo : qualche lacrime dalle nipoti e molti  sorrisi , malinconici forse ma sorrisi.
La netta sensazione che non avesse lasciato rimpianto, rimorso,nulla rimasto in sospeso.
Nessuna soddisfazioni alla morte.
Ha attraversato quasi un secolo ed ha finito il suo viaggio: una vita perfetta.
 
Nota a margine:
Quando da bambino lo vedevo passare in bicicletta nelle strade vuote degli anni 60 , guidando senza mani, con un occhio alla strada ed uno al giornale bene aperto davanti  al viso ,col tempo pure di darmi un cenno di saluto , ero certo che  fosse un supereroe.  
 
 
 

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